SCUOLA/ Perché gli algoritmi dell’AI non bastano a entrare nel cuore di Ulisse (e Penelope)
L’articolo analizza l’entusiasmo diffuso verso l’uso dell’AI a scuola, sottolineandone i rischi educativi. Alcuni insegnanti già usano ChatGPT per esercizi e compiti pratici, ma l’autore avverte che si tratta di strumenti fondati su modelli probabilistici che imitano il linguaggio umano senza avere esperienza, desideri o memoria viva. L’AI non conosce la realtà, non formula ipotesi, non ha un punto di vista originale: può fornire informazioni ma non entrare nel cuore dell’esperienza. Un esempio concreto viene da una lezione sull’Odissea: i ragazzi si immedesimano in Ulisse e Penelope, ma quando affidati all’AI producono risposte impersonali e piatte. La vera sfida della scuola è aiutare gli studenti a riscoprire «il coraggio dell’esistenza» (Benasayag), cioè la capacità di incontrare la realtà in tutta la sua profondità e imprevedibilità, senza ridurre l’apprendimento a simulazioni algoritmiche.
