L’articolo esplora il pensiero di Eugenio Borgna, che sottolinea l’importanza della speranza come un progetto sociale e politico. Borgna riflette sulla psichiatria come una disciplina che deve essere sociale, in quanto la speranza è un atto che nasce dalla relazione tra individui e deve essere condivisa. La speranza si oppone a un futuro controllato e predeterminato, e rappresenta una forza viva, in grado di risvegliare e mobilitare le energie collettive.

L’articolo esplora la storia di Ramy, un giovane del quartiere Corvetto di Milano, e le riflessioni delle Suore di Carità dell’Assunzione. Le suore evidenziano come, nonostante le difficoltà, il quartiere non sia una ‘banlieue’ e che il bisogno di bellezza e felicità nei giovani sia universale. Il pezzo enfatizza l’importanza della vigilanza e della speranza, che sono le energie vitali che spezzano le ‘pareti’ della distrazione e dell’affanno. Viene sottolineata anche la necessità di un lavoro ascesi basato sull’obbedienza e sull’adesione a un giudizio autorevole per costruire l’unità della persona.

Di tutte le questioni importanti si parla (a volte si blatera) di soldi e di numeri, come se alla fine non si trattasse di persone, e isolando e settorializzando i problemi come se la persona (o la famiglia) non fosse una. Anche i problemi che riguardano l’uomo che soffre. L’uomo che ha bisogno: sia egli il povero, l’immigrato, o il ragazzo che ha bisogno e diritto di istruzione e di educazione. Chiaro che contano anche i numeri e i soldi. Ma senza un’educazione a guardarsi come persone, e non solo come macchinette performanti o fastidiosi rottami, non farà grandi passi avanti né la sanità, né la scuola, né l’impresa. E nemmeno le opere assistenziali.

Intervenendo a un convegno della Fondazione Luigi Einaudi, la scrittrice Susanna Tamaro ha sottolineato l’importanza del linguaggio e della fisicità, soprattutto per bambini e ragazzi. Ha affermato: ‘Senza parole si è poveri e manipolabili’. Per la Tamaro, è fondamentale che i giovani riconquistino il possesso del proprio corpo e della propria mente, imparando a ‘muoversi, fare capriole’, riscoprendo la fisicità. Il percorso di riappropriazione passa anche attraverso la scrittura a mano, un gesto che richiede sforzo, ma che al tempo stesso, come sosteneva l’etologo Konrad Lorenz, genera piacere nell’apprendimento. La scrittrice ha poi criticato l’approccio all’insegnamento della letteratura nelle scuole primarie, dove, a suo dire, si tende a ‘sezionare i testi come cadaveri’ alla ricerca di difetti tecnici. Ricordando un aneddoto, ha raccontato di una bambina che, dopo aver apprezzato la storia di un albero, ha sollevato un ‘problema’: l’assenza dell’antagonista entro pagina 30. ‘Insegniamo la letteratura come qualcosa che deve funzionare, ma la letteratura deve emozionare’, ha concluso Tamaro.

C’è un punto di forza formidabile, e pur fragile, da guardare, proteggere ed educare: l’innocente semplicità dei bambini. Il loro desiderio. Normalmente così compresso in un tempo già tutto programmato, da genitori e C.: scuola fino alle quattro e mezza, poi magari il tennis, l’allenamento di basket, l’ora di danza, quella di catechismo, i compiti, la playstation… Sempre più rari gli spazi di libero divertimento in compagnia e non precostituito. Marco, 11 anni, è contento perché ad Halloween andrà a casa di un amico in compagnia del quale si avventurerà nel classico “dolcetto o scherzetto”. Idem Moment, stessa età, nato in Marocco. Alba ha sette anni: le piace vestirsi in modo da spaventare le sue amiche, che facciano “uh”.
Demonizzare Halloween o esaltarlo acriticamente è un modo per non stare di fronte a questi desideri.

Per Francesco, «il mondo può cambiare a partire dal cuore» perché «gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più
profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo». Nella prima parte, è come se opponesse l’immagine del cuore all’ «io penso» cartesiano, con un riferimento all’intelligenza artificiale: «Si potrebbe dire che, in ultima analisi, io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone. L’algoritmo all’opera nel mondo digitale dimostra che i nostri pensieri e le decisioni della nostra volontà sono molto più “standard” di quanto potremmo pensare. Sono facilmente prevedibili e manipolabili. Non così il cuore».

Quello che più fa soffrire è avere un cuore grande grande, che vuole tutto e… essere soli: non vedere mai spuntare all’orizzonte qualcuno che ti viene incontro e che ti dice: ti aiuto io, proviamo insieme, io un’ipotesi, delle idee le ho. Quello che più fa soffrire è avere un cuore che ha tutto e non riuscire, non potere, non saperlo usare al massimo

L’autore commenta alcuni editoriali di Walter Veltroni sui recenti fatti di cronaca: “La prospettiva ideale, in primis, è tanto drammatica quanto semplice: la fine della cristianità occidentale ha portato via dall’educazione e dalle coscienze non tanto “Dio”, quanto un approccio alla realtà che fungeva da vaccino e da cura a tutto il male che ci può essere nel cuore. Eliminando Dio, gli amici di Veltroni non si sono resi conto di aver eliminato l’umano. Educare oggi, invece che un’introduzione al destino di ciascuno, è diventato accompagnare i comportamenti individuali a una morale collettiva che è priva di ragione.”

Riflessioni sulla musica trap e il suo impatto sull’educazione affettiva dei giovani. Che idea si fanno delle relazioni amorose? Quali miti coltivano, nel loro intimo? «Queste sono domande fondamentali, per noi adulti. In qualche modo, i giovani godono della nostra fuga, del nostro ritrarci di fronte a qualcosa di eccessivamente provocatorio. Eppure, nel momento in cui ci mostriamo capaci di restare senza essere conniventi, ma chiedendo una spiegazione, mostrandoci curiosi su un testo, e poi arrivando a proporre una lettura diversa sulla vita e sulle relazioni, questo diventa rivoluzionario»

…in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio