Settembre, il richiamo segreto delle cose perdute

Il primo settembre appare come uno spartiacque, un bilancio tra ciò che si è guadagnato e ciò che si è perduto. È il tempo in cui emergono la malinconia per i volti e le storie che non ci sono più e, insieme, la speranza di un senso più grande. Ogni anno settembre segna un cambiamento: la vita ordinaria riprende, ma niente è davvero come prima. Gli oggetti e i ricordi diventano sacri, segni di un passato che accompagna il presente.

Il cristianesimo pone al cuore di settembre due feste – la Santa Croce e la memoria di Maria Addolorata – come risposta al tema del dolore e della perdita. Von Balthasar parla del ‘già e non ancora’: ogni frammento di bene è caparra di un Bene più grande che deve maturare. Così settembre non è solo il mese dei rimpianti, ma della promessa. L’esistenza non è qualcosa che passa, ma Qualcuno che viene. La speranza non è illusione, ma fioritura reale in gesti di amore, amicizia, semi di bene.

Maria, sotto la croce, vive un nuovo modo di essere madre: in questo strazio la speranza si fa concreta. Tutto il bene sperimentato è eco di un bene eterno, che supera ogni desiderio umano. Ogni giorno di settembre – dalla coda in ufficio alla malinconia dell’autunno – può diventare segno del Mistero che fa capolino e trasforma ogni inquietudine in santità.

Settembre, allora, non è solo passaggio di stagioni, ma tempo di resurrezione, promessa che ciò che sembra perduto può essere ridonato ancora.