L’articolo rende omaggio ad Alasdair MacIntyre, scomparso il 21 maggio 2025, e ne ripercorre il pensiero: dalla critica al relativismo etico moderno all’invito a riscoprire virtù e vita comunitaria, al centro di opere come *After Virtue*. Secondo Sergio Belardinelli, il suo lascito stimola tanto i credenti quanto i laici a reinvestire nella responsabilità storica e nella dimensione pratica dell’etica.

Il 21 maggio 2025, in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha tenuto la sua prima udienza generale, riprendendo il ciclo di catechesi giubilari iniziato da Papa Francesco sul tema ‘Gesù Cristo nostra speranza’. Il Pontefice ha centrato la sua meditazione sulla parabola del seminatore (Mt 13,1-17), evidenziando come ogni parola del Vangelo sia un seme che, gettato nel terreno della nostra vita, può portare frutto se accolto con un cuore aperto. Ha sottolineato che Dio opera nella storia attraverso la Sua parola, che feconda e provoca ogni realtà.

Si fa urgente, allora, il compito di mostrare attraverso la Dottrina Sociale della Chiesa che esiste un significato altro, e promettente, dell’espressione “dottrina”, senza il quale anche il dialogo si svuota. I suoi sinonimi possono essere “scienza”, “disciplina”, o “sapere”. Così intesa, ogni dottrina si riconosce frutto di ricerca e quindi di ipotesi, di voci, di avanzamenti e insuccessi, attraverso i quali cerca di trasmettere una conoscenza affidabile, ordinata e sistematica su una determinata questione. In questo modo una dottrina non equivale a un’opinione, ma a un cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità.

L’articolo di Gianni Credit, pubblicato su IlSussidiario.net il 14 maggio 2025, analizza la ‘Rerum Novarum’ di Papa Leone XIII come risposta non ideologica alla questione sociale di fine Ottocento. L’enciclica si pose tra due ideologie contrapposte: il positivismo scientista, che giustificava il capitalismo industriale e colonialista, e il marxismo, che promuoveva la dittatura del proletariato. Credit evidenzia come la ‘Rerum Novarum’ abbia gettato le basi per la Dottrina sociale della Chiesa e influenzato l’economia sociale di mercato europea. L’autore critica la decisione dell’Unione Europea di non riconoscere le radici cristiane nella propria Costituzione, interpretandola come un rifiuto dell’eredità della ‘Rerum Novarum’. Infine, l’articolo menziona l’intervento del nuovo Papa Leone XIV sull’intelligenza artificiale, sottolineando la necessità di affrontare le innovazioni tecnologiche mettendo al centro la persona umana.

L’11 maggio 2025 la studentessa Anna ha affisso una lettera in vari punti del liceo scientifico Ricci Curbastro di Lugo per denunciare il proprio smarrimento: pur avendo trovato nello studio il suo ikigai, ora si sente svuotata da lezioni poco appassionanti e dall’assenza di riconoscimento personale. Il testo, divenuto virale su Instagram tramite Enrico Galiano, esorta i docenti a chiedersi perché insegnino e se vedano davvero i loro alunni. A stretto giro, gli studenti delle classi 3ª e 4ª ERSS dell’istituto professionale Stoppa le hanno risposto con la lettera «Noi ti vediamo…», riconoscendo il suo dolore e raccontando come la relazione autentica con alcuni insegnanti abbia cambiato la loro esperienza scolastica, incoraggiandola a non perdere la speranza.

Il 9 maggio 2025, Papa Leone XIV ha celebrato la sua prima Messa ‘Pro Ecclesia’ nella Cappella Sistina, rivolgendo un’omelia ai cardinali in cui ha sottolineato l’importanza di una fede vissuta con umiltà e dedizione. Ha evidenziato come, anche oggi, la fede cristiana sia spesso considerata irrilevante, preferendo sicurezze mondane come tecnologia e potere. Il Papa ha ammonito contro la riduzione di Gesù a un semplice leader carismatico, definendola una forma di ‘ateismo di fatto’. Ha invitato i presenti a ‘sparire perché rimanga Cristo’, sottolineando la necessità di un servizio ecclesiale che metta al centro Cristo e non sé stessi. Al termine della celebrazione, ha confermato provvisoriamente gli incarichi della Curia, esprimendo il desiderio di prendersi tempo per riflettere e pregare prima di eventuali nomine definitive.

Con l’aiuto del monaco camaldolese Valerio Amanti e del teologo Marco Vergottini, l’autore Riccardo Maccioni analizza l’idea – diffusa in molti fedeli e osservatori – che quello di Papa sia un lavoro come gli altri. Il podcast chiarisce che il primo titolo del Pontefice è «Vescovo di Roma», poi passano in rassegna le altre denominazioni (Servus servorum Dei, Sommo Pontefice, ecc.) per mostrarne il significato ecclesiale. Un focus specifico è dedicato alla prerogativa dell’infallibilità «ex cathedra», istituita da Pio IX nel 1870, interrogandosi sul suo significato e sulla sua validità oggi. L’episodio, terzo e conclusivo della serie speciale sul Conclave, invita a riconsiderare la figura del Papa come servizio più che come professione, richiamando il ruolo dello Spirito Santo e la natura di “servizio all’unità” affidata al successore di Pietro.

Nell’editoriale pubblicato su IlSussidiario.net il 4 maggio 2025, Simone Riva invita a superare le analisi e i pronostici che circondano il conclave, focalizzandosi invece sulla domanda centrale posta da Gesù a Pietro: ‘Mi ami più di costoro?’. Riva sottolinea che, prima di affidare a Pietro la cura del suo gregge, Gesù verifica la sua capacità di amare, indicando che l’amore è il criterio fondamentale per guidare la Chiesa. L’autore critica l’approccio dei media e di alcuni cristiani che si concentrano su tatticismi e retroscena, trascurando l’essenza spirituale della leadership ecclesiastica. Riva conclude che, prima di chiedersi quale Papa si desidera, è necessario rispondere personalmente alla domanda di Cristo.

Federico Pichetto osserva come il Concertone del Primo Maggio 2025, pur raccogliendo grande partecipazione popolare e numerose esibizioni artistiche, abbia mancato l’occasione di riflettere profondamente sul significato del lavoro. L’assenza di slogan politici significativi e la quasi totale mancanza di prese di posizione incisive degli artisti hanno reso evidente un vuoto culturale e ideale attorno al tema del lavoro stesso. Pichetto evidenzia l’importanza simbolica del messaggio di Papa Francesco, il quale ha ribadito che i lavoratori non devono essere considerati semplici strumenti di profitto, un monito che tuttavia è rimasto sostanzialmente inascoltato durante l’evento. L’autore critica l’approccio attuale al lavoro, ridotto spesso a mero obbligo o a sterile rivendicazione di diritti, e propone invece di riscoprire la dimensione umana e creativa del lavoro come fattore essenziale di crescita personale e comunitaria. Secondo Pichetto, senza questo recupero di senso, anche le richieste più legittime finiscono per perdere forza e significato, diventando difese di qualcosa che la società contemporanea non sembra più apprezzare né desiderare.