L’articolo di Mauro Magatti, pubblicato su Avvenire il 16 marzo 2025, esplora il tema della paura come strumento politico. Magatti evidenzia come leader come Trump, Putin e vari esponenti europei abbiano utilizzato la paura per compattare il consenso, spesso creando nemici immaginari o esacerbando le minacce esistenti. Dalla questione migratoria alla guerra in Ucraina, la politica mondiale sembra bloccata in una spirale in cui la paura alimenta odio e violenza. Magatti propone invece un’alternativa: il governo della speranza, una speranza che non è semplice ottimismo ma una visione costruttiva e resiliente del futuro. Citando René Girard e Vaclav Havel, sottolinea che la speranza autentica si nutre di coraggio e capacità di trasformare la realtà. Infine, l’autore avverte che la vera minaccia per l’Europa non è esterna, ma interna: la sua fragilità politica e l’incapacità di costruire un’identità forte e unitaria. Il tempo stringe e la storia non aspetta.

L’attuale incremento degli investimenti nel riarmo e il rinnovato interesse per le armi nucleari vengono presentati come inevitabili e necessari. Tornielli sottolinea come, dopo anni di inattività diplomatica, il riarmo sembri essere l’unica soluzione considerata. Viene citato Alcide De Gasperi per giustificare iniziative che coinvolgono i singoli Stati più che l’Unione Europea. Si evidenzia il ritorno al concetto di ‘ombrello nucleare’ e ‘deterrenza’, richiamando scenari della Guerra Fredda in un contesto di maggiore instabilità. Papa Francesco, con preoccupazione profetica, ha denunciato questi sviluppi, affermando: ‘L’ombrello nucleare non è la soluzione, ma un’illusione di sicurezza che alimenta solo la paura e il rischio di autodistruzione’. La vera pace può essere solo una pace disarmata.

L’articolo di Davide Rondoni, pubblicato su Tempi il 14 marzo 2025, analizza il fenomeno del ‘paracristianesimo’, una corrente culturale che enfatizza i valori cristiani come la fratellanza, il perdono e la gratuità, ma senza fare riferimento a Cristo. Rondoni accusa filosofi, intellettuali e persino membri del clero di promuovere un cristianesimo annacquato e privo del suo fondamento religioso. L’autore cita Baudelaire, Eliot e Péguy per evidenziare come questa tendenza non sia nuova, ma oggi sia diventata pervasiva e istituzionalizzata. Critica inoltre figure come Massimo Cacciari e Umberto Galimberti per il loro approccio filosofico che esalta l’armonia e la fratellanza universale, ma omette Cristo come centro della fede. Rondoni conclude denunciando che questa tendenza, pur ben intenzionata, contribuisce all’eliminazione di Cristo dalla storia, trasformando la religione in un discorso astratto e moralistico.

Giuliano Ferrara analizza la manifestazione organizzata a Piazza del Popolo, definendo i partecipanti ‘anime belle che sognano un’Europa di pace e senza armi’, ma a suo avviso distaccati dalla realtà politica e dalle esigenze concrete di difesa. Ferrara evidenzia come l’appello dei manifestanti, da lui descritto come ‘pieno del vuoto dei valori’, trascuri la necessità pratica di una difesa militare efficace di fronte a minacce reali, come l’aggressione russa all’Ucraina. Apprezza invece l’approccio di leader europei come Ursula von der Leyen, che promuovono un piano di riarmo per garantire la sicurezza del continente. Ferrara cita anche Ezio Mauro, che nel suo articolo sostiene: ‘Bisogna scegliere se essere spettatori della storia o protagonisti responsabili’.

Un detenuto di coscienza russo condivide la sua esperienza in una colonia penale, esprimendo gratitudine per le lettere ricevute da adolescenti italiani e da suo figlio. Questi messaggi lo hanno aiutato a ritrovare dignità e pace interiore, rafforzando la sua convinzione nell’importanza dei valori umani universali. Scrive: ‘Tutte queste parole, per me importantissime, hanno riempito di un’incredibile forza interiore la mia vita nel campo’. Riflette inoltre sul disprezzo della persona come causa principale dei mali della società: ‘Questa causa è come se vibrasse nell’aria, portata da onde invisibili, e ha un nome: disprezzo della persona’.

In una lettera pubblicata sul sito di Comunione e Liberazione, un insegnante, Mario, condivide la sua esperienza di perdono. Tutto nasce dalla domanda, pronunciata con pudore e chiarezza da uno studente dopo una punizione esemplare. L’episodio diventa un’occasione per riflettere sul significato del perdono nella vita quotidiana e nel rapporto con gli altri e su come l’avventura della conoscenza riparte

‘Di fronte alla sofferenza, la società sembra scegliere la via più semplice, dimenticando che ogni persona malata ha bisogno di un sostegno autentico e di relazioni vere. La risposta non può essere l’abbandono, ma una cultura che metta al centro la dignità della persona’. L’articolo evidenzia come il dibattito sul suicidio assistito riveli una preoccupante difficoltà nel farsi carico della fragilità e della sofferenza altrui, preferendo soluzioni immediate che rischiano di negare il valore della vita e dell’accompagnamento nei momenti di difficoltà.

Gli organizzatori spiegano le ragioni dell’evento: ‘Soffermarsi attualmente sulla figura di Giorgio Morelli e della resistenza dei cattolici è un’occasione per riprendere le ragioni che hanno sostenuto il sacrificio di molti per difendere la libertà nella prima metà del secolo scorso, mettendo in risalto il ruolo decisivo avuto da tanti cattolici nello sviluppo degli eventi di quegli anni’. L’incontro, in programma martedì 4 marzo alle 21 presso la Sala dell’Hotel Posta di Reggio Emilia, vedrà gli interventi di Marta Busani e Mirco Carrattieri, che analizzeranno il contributo dei cattolici nella Resistenza e il significato attuale della loro eredità.

Luca Botturi affronta la questione dell’intelligenza artificiale da una prospettiva educativa e antropologica, interrogandosi se essa rappresenti un’evoluzione naturale o una rivoluzione nel modo in cui viviamo. Pur riconoscendo le opportunità offerte dall’IA, Botturi mette in guardia sui possibili rischi di una fiducia cieca nella tecnologia, come la delega eccessiva delle responsabilità umane e la perdita di consapevolezza sul proprio destino. Propone di affrontare questa trasformazione tecnologica con uno sguardo consapevole e critico, chiedendosi continuamente quale idea di uomo vogliamo perseguire.

A Reggio Emilia si terrà un convegno per commemorare Giorgio Morelli, partigiano cattolico soprannominato ‘Il Solitario’. L’evento, organizzato dal centro culturale ‘Blaise Pascal’, dal Comitato amici di Rolando Rivi e dall’Associazione ‘Città di Reggio’, si svolgerà martedì 4 marzo alle 21 nella sala del Capitano del Popolo in piazza del Monte. Morelli, oltre al suo impegno nella Resistenza, fu giornalista e fondatore del settimanale ‘La nuova penna’, attraverso il quale denunciò vari delitti politici post-bellici. In particolare, criticò Didimo Ferrari, noto come ‘Eros’, per l’assassinio di Mario ‘Azor’ Simonazzi. Dopo queste denunce, Morelli subì un attentato nel gennaio 1946, rimanendo gravemente ferito, e morì nel 1947 a causa delle conseguenze. Al convegno interverranno Marta Busani, ricercatrice di Storia Contemporanea presso l’Università ‘Sacro Cuore’ di Milano e autrice del libro ‘Giorgio Morelli, il Solitario’, e Mirco Carrattieri, storico e responsabile scientifico di Liberation Route Italia.