Nostalgia del senso
A Roma oltre un milione di giovani ha partecipato al Giubileo, sfondando ogni previsione. In un contesto in cui chiese e oratori si erano svuotati, questo segna una novità significativa. In molti giovani c’è un desiderio profondo di felicità e di significato, che troppo spesso non incrocia l’esperienza cristiana. Ma proprio in tempi di crisi appare la nostalgia del senso: il bisogno che la vita non finisca con l’orizzonte visibile, e che qualcuno vinca la morte. L’esperienza dello scrittore Javier Cercas, ateo che ha seguito papa Francesco per chiedergli se sua madre vedrà suo padre nell’aldilà, esprime quella nostalgia di senso. Anche papa Leone XIV, nell’omelia a Tor Vergata, ha parlato al cuore di quell’“aspirazione a un di più che nessuna realtà creata può soddisfare”, affermando che «la nostra speranza è Gesù». In quei giorni i giovani hanno sperimentato che la sete interiore può trovare risposta nella concretezza evangelica: gesti, incontri, mani che si sfiorano, sguardi che si incrociano. Un Papa che si commuove alla presenza dei giovani e li saluta in diverse lingue ha reso visibile il miracolo dell’incontro con la fede attraverso la nostalgia del senso.
