SPARATORIA IN SCUOLA CATTOLICA MINNEAPOLIS/ Il culmine dell’odio, colpire la fede perché genera persone

Mercoledì 27 agosto 2025, all’Annunciation Catholic School di Minneapolis, un uomo ha sparato contro la cappella durante la messa di inizio anno scolastico. Due bambini di otto e dieci anni sono stati uccisi e altre 17 persone ferite. L’attentatore, Robin Westman, 23 anni, si è tolto la vita. L’FBI ha classificato il gesto come atto di terrorismo interno e crimine d’odio contro i cattolici.

La tragedia ha colpito tre pilastri considerati protetti – educazione, fede, infanzia – e il fatto che i bambini siano stati il bersaglio diretto rende l’evento esistenzialmente destabilizzante. Non si è trattato di un impulso, ma di un attacco preparato e simbolico, volto a colpire la fede e ciò che rappresenta.

Le reazioni delle autorità e delle famiglie sono state di sgomento: se neppure durante la messa i piccoli sono al sicuro, vacilla la fiducia stessa nella protezione sociale. Non si tratta soltanto di leggi sulle armi o di estremismi, ma della domanda radicale su cosa tenga unita una comunità.

L’odio si alimenta in fratture e isolamento, e quando prende di mira la fede significa che questa è ancora viva e capace di generare identità. L’esito immediato è devastante: famiglie distrutte, una scuola segnata, bambini traumatizzati. Ma la portata a lungo termine dipenderà dalla capacità di leggere questo fatto non come una statistica, ma come un appello a ricostruire legami, a proteggere i piccoli e a vigilare come comunità. Solo gesti quotidiani di cura reciproca possono arginare lo spazio in cui l’odio cresce.